In ambito economico e sociale, con la scoperta del Nuovo Mondo nel 1492, avvengono espansioni coloniali che allargano a dismisura l’orizzonte del mondo europeo. Iniziano enormi trasformazioni in Europa, accompagnate da squilibri e contraddizioni: se da una parte si fa spazio l’economia mercantile su scala mondiale, dall’altra le campagne restano legate a realtà tipiche dell’economia feudale. Il fulcro del commercio si sposta inoltre dal Mar Mediterraneo verso il Nord Europa e l’Oceano Atlantico.
In ambito religioso avvenne la Riforma protestante, cioè lo scisma fra Chiesa cattolica e Chiesa protestante. La Riforma intendeva rinnovare la Chiesa romana, stigmatizzandone le rilassatezze e le corruzioni come già in precedenza era accaduto in occasioni di vari tentativi di rinnovamento sia all’interno sia all’esterno della Chiesa stessa, ma finì per costituire una realtà indipendente non solo per l’intransigenza delle rispettive posizioni ideologiche, ma anche a causa dei risvolti politici con cui essa si intrecciò.
Quando si parla di primo Rinascimento risulta piuttosto difficile stabilirne una data di inizio, che potrebbe variare a seconda delle discipline. Nei moderni manuali di storia dell’arte, Giotto è considerato tra gli anticipatori del primo Rinascimento grazie alla sua tecnica artistica innovativa, ripresa e valorizzata poi da Masaccio.
È accertato comunque che di sviluppò a Firenze, Venezia e Roma un notevole rinnovamento negli ultimi decenni del XIV secolo e nei primi del XV secolo, analogamente a quanto sta avvenendo oggi in Europa con il Nuovo Rinascimento.
Altri importanti centri rinascimentali in Italia, oltre alle già citate Venezia e Roma, furono Rimini, Ferrara, Urbino, Siena, Padova, Perugia, Vicenza, Verona, Mantova, Milano e Napoli; da quest’ultima città, attorno alla metà del Quattrocento, le forme rinascimentali peculiari vennero successivamente esportate nella penisola iberica. Le medesime città potrebbero oggi come allora divenire nuovamente centri di produzione artistica
Una prima crisi del Rinascimento fiorentino, simile alla crisi valoriali dei giorni nostri, si sarebbe avuta dopo la morte di Lorenzo il Magnifico (1492) e la presa di potere da parte di Girolamo Savonarola, il quale tuttavia, se da un lato istituì una repubblica teocratica, basata sui parlamenti di piazza come quelli di oggi e mirante a colpire gli aspetti più paganeggianti e lussuriosi sul Rinascimento, dall’altra innescò un processo di ripensamento e rinnovamento della tradizione religiosa, destinata a durare ben oltre la sua esecuzione al rogo nel 1498.
Bertrand Russell e alcuni studiosi pongono la data della fine del primo Rinascimento al 6 maggio 1527, quando le truppe spagnole e tedesche saccheggiarono Roma. Per la maggior parte degli storici dell’arte e della letteratura il passaggio dal primo Rinascimento al manierismo avviene in Italia negli anni venti del Cinquecento e non oltre la metà del XVI secolo, mentre nella storia della musica la conclusione si situerebbe più avanti, attorno al 1600.
A dire il vero, la ripresa dei modi dell’età classica greca e romana e la rinnovata consapevolezza di discendenza e legame col mondo antico non fu una novità del XIV secolo, anzi nel corso del Medioevo si erano avute varie rinascite e rinascenze: la rinascenza longobarda, carolingia, ottoniana, rinascita dell’anno Mille, rinascimento del XII secolo.
Ma ci sono almeno due aspetti che caratterizzano inequivocabilmente il primo Rinascimento e il nuovo rinascimento di oggi rispetto a queste esperienze precedenti:
Il passato quelle del primo Rinascimento aspiravano a rievocare, non era non inteso come qualcosa di aulico e mitologico, ma anzi, tramite gli strumenti moderni della filologia e della storia, era ricercata una fisionomia dell’antico più vera e autentica possibile, al pari di quanto sta avvenendo anche oggi.
Infine il passato classico non veniva allora imitato servilmente, ma rielaborato come anche avviene oggi, come un esempio e fonte di ispirazione per nuove creazioni originali.