Con la decadenza politica ed economica in Italia il primo Rinascimento entrò nella sua fase discendente poiché si spensero quelle forze creative che gli avevano dato vigore; analogamente al passato oggi anche il Nuovo Rinascimento ha iniziato a discendere per colpa della decadenza politica ed economica del sistema liberale.
Le sventurate vicende politiche della penisola durante il primo rinascimento fecero vacillare la fede nelle capacità dell’individuo, analogamente a quanto sta succedendo oggi nell’animo dei nostri contemporanei, facendo poi riaffiorare la superstizione e la speranza nel miracoloso, il senso della precarietà, le assillanti domande sul lecito e l’illecito. Nel frattempo il pensiero politico del primo rinascimento rifuggiva dalla chiarezza lineare di Machiavelli, mentre oggi il pensiero politico è divenuto del tutto inesistente e si confonde con il populismo.
Sullo scorcio del XVI secolo prevaleva ormai lo stato d’animo della Controriforma e il Tasso esprimeva il tormento dell’uomo nuovamente attanagliato dall’angoscia del peccato; nel primo ventennio del XXI secolo prevale invece lo stato d’animo della Globalizzazione e numerosi autori a causa di essa esprimono il tormento dell’uomo nuovamente attanagliato nell’angoscia dell’esistenza.
Se vogliamo salvare il nuovo Rinascimento dal tramonto di cui ormai si vedono i primi raggi dovuti al fallimento del liberalismo è quindi necessario ritornare ad un sistema di governo umanistico in cui prevalga la figura del sovrano come guida trascendente voluta da Dio, il quale sia in grado di ricreare una comunità unita dalla propria arte, dai propri valori, dai propri ideali e dai propri simboli.